Premettiamo che è una Legge dello Stato come tale va accettata e lecito utilizzarne prescrizioni. Altra cosa però è condividerla e nel nostro caso condividerla come organizzazione di rappresentanza che ha il compito certamente di aiutare ma dovrebbe anche avere il modo di farlo. Va detto che abbiamo molti colleghi che potenzialmente possono accedervi ed è giusto, altra cosa però è il parere che ne diamo. Infatti se pur siamo e saremo sempre favorevoli a trovare modalità per favorire sviluppo, aiutare giovani imprenditori o professionisti che eroicamente si avventurano in questa esperienza autonoma, avremmo proposto altro. Purtroppo il nostro parere seppur raccolto parzialmente con l’Audizione di qualche mese fa, non è stato valutato.

Il nostro segmento professionale è composto da piccole o micro organizzazioni. Abbiamo una classe di fatturati varia ma in ogni caso la componente dimensionale degli studi e la tipologia di rapporto con i collaboratori è quasi familiare nella stragrande maggioranza dei casi, così come è bassa la marginalità a prescindere da dimensione e fatturati. In una attività come la nostra dove l’investimento maggiore è il personale e quasi una costante.

La marginalità delle nostre prestazioni è esigua in rapporto al lavoro che svolgiamo – questo lo dicono tutti coloro che lavorano – e agli investimenti che facciamo in particolare sulla componente formativa e delle competenze, oltre che allo sforzo finanziario, quello a margine zero che dobbiamo affrontare svolgendo anche il ruolo di esattori per conto dello Stato. Una pratica come sempre ha una componente di anticipazioni che raccogliamo nei tempi e modi che il nostro cliente concorda con noi, ma certamente svolgiamo anche questa funzione indiretta che vale parecchi milioni di Euro ogni anno che in modalità semplificata eliminano anche costi di gestione alla p.a., ma questa solo una peculiarità che ci piaceva evidenziare.

Arriva la flat tax con la soglia a 65mila e vedremo se andremo oltre come previsto ai 100mila aggravando ancor più il problema, un bene che arriva a darci tregua! Apparentemente è un bene per tutti. Chi non è contento di spendere meno tasse, quella parola maledetta che ogni italiano odia, ma che seppur troppe innegabile, servono a mantenere il nostro Stato Sociale che si traduce in pronto soccorso e medicine, forze di polizia e sicurezza, strade, scuola, ecc., un bene che tutti noi dobbiamo tutelare anche le future generazioni.

Invece non è così, nessuna tregua, anzi acuisce i già tanti problemi che abbiamo anche se si vuole continuare a fare finta che non sia così. Non è con questo tipo di manovre che aiutiamo la crescita che contrariamente all’aspettativa, non favoriamo.

  • Spingiamo al nanismo imprenditoriale. Perché fatturare 70mila se rischio di pagare molto di più? Conviene accontentarsi, d’altronde “chi si accontenta gode” dice un detto famoso e sempre valido. Farebbe perdere vantaggi e pagare più imposte! Ci conviene perdere quel maggior valore che corrisponde a maggior lavoro per noi e i nostri collaboratori, per chi li ha, e quando sono un professionista singolo, ancora peggio, non mi stimola a fare di più e in molti casi obiettivamente mi incita a licenziare un collaboratore e/o a proporgli l’alternativa (o la sola alternativa) che siamo certi già si verifica: licenziati e passa a partita iva, ne guadagni tu e io! Questa è la semplice e immediata sintesi che ognuno di noi fa! E siamo certi che avviene, ne abbiamo oramai sentore e contezza. Pertanto se un valore lo ha prodotto questa regola è che titolare e dipendente su questo fronte troveranno sicuramente un accordo favorevole, se parlassimo di politiche sindacali, mai succede di trovare intese così forti. E su questo fronte ci meravigliamo che proprio i sindacati non hanno battuto ciglio su questo punto, mentre lo fanno per un articolo 18 che non interessa più a nessuno e antistorico.  Perché dobbiamo anche dirci con chiarezza che non esiste etica quando ai bassi livelli si parla di sopravvivenza e avere o non avere qualche euro in più fa comodo a tutti.
  • Crea discriminazione alimentando odio anche sociale. E’ indubbio che se agevola alcuni, danneggia altri che a parità di precondizioni legate al settore, non potrà accedere a questi benefici e si ritroverà con una lavoro simile, identico per fatica, ma con minore guadagno. Un bellissimo incentivo che certamente fa godere alcuni ma piangere altri. Un ulteriore beffa all’uguaglianza che in questo non esiste perché se in due facciamo impresa dobbiamo competere su capacità e qualità di prestazione e non su una componente che su questo fronte nulla centra che è l’imposizione. Certo c’erano già regimi di vantaggio, ma cosa assai differente da questa nuova modalità. Non riusciamo a spiegarci come si possa considerare giusto “discriminare” per Legge come avviene in questo caso. Anche colui che fattura 70mila a parità di fatiche e rischi sicuramente superiori, pretende dallo Stato stesso trattamento.
  • In aggiunta a tutto ciò crea concorrenza, sleale non possiamo definirla visto che è per Legge, ma scorretta senza dubbio, tra poveri. Perché è indubbio che se spendo meno posso abbassare costi e questo in settori come il nostro è accertato dai fatti che rileviamo come associazione ricevendo dai nostri associati molte segnalazione e lamentele. La concorrenza dovrebbe fondarsi su altre componenti quali la propria capacità, organizzazione e qualità di servizio e non solo sul prezzo che da sempre è una componente importante, ma con questa politica di vantaggio solo per pochi autorizza a creare ancora più problemi. Qualcuno deve spiegarci perché devo trovare stimolo ad assumere una persona che quasi sempre nel nostro caso non produce grandi maggiori guadagni per il piccolo o micro imprenditore, visto che non assumendolo potrei guadagnare di più e con minori fastidi? E’ una domanda semplice alla quale a nostro avviso è molto difficile dare risposte. Senza poi limitarci nel segnalare che questo approccio favorisce anche l’evasione che anziché essere combattuta, con questi sistemi alimentiamo e potremmo fare molti esempi.

E’ per quanto ci riguarda un provvedimento che digeriamo perché siamo rispettosi delle leggi, ma certamente non approviamo in quanto è di fondo discriminante e non esistono scuse quando si discrimina anche perché oggi si discrimina noi, domani si discriminerà qualcun altro, pertanto non si farà nulla di nuovo di quanto non si è fatto negli ultimi decenni.  Se avessero chiesto a noi, che pur sempre rappresentiamo un ecosistema di oltre diecimila operatori, quale sarebbe stato un modo per aiutarci, avremmo forse chiesto possibilità di incrementare il nostro lavoro dandoci possibilità di accedere a nuove attività, tra l’altro utili al sistema Paese in ambito semplificazione. Avremmo spinto per far crescere le nostre imprese e non per riportarle indietro come in estrema sintesi per molti di noi questo provvedimento spinge a fare.

Ci piacerebbe poterci confrontare su questo tema con chi come noi svolge questa attività ma anche con chi opera in altri segmenti professionali e di impresa.